Ciò che dobbiamo sperare è di rendere la rabbia
un fuoco che cucina anziché un fuoco che brucia
(Clarissa Pinkola Estes)
Spesso sentiamo parlare di emozioni e quanto sia importante darle il giusto ascolto. Ci sono però alcune di esse che per un motivo o per l’altro non ci piacciono, perché culturalmente vengono considerate sbagliate e non va bene sentirle. Una di queste è la rabbia, alla quale principalmente viene data una connotazione negativa e di istinto si cerca di reprimerla o nasconderla o negarla. In realtà bisognerebbe partire dal presupposto che se è presente forse ha un suo significato e motivo, e sarebbe ingiusto non darle il riconoscimento che merita.
È proprio l’eccesso di repressione che porta in alcuni casi ad assumere comportamenti estremi e “violenti”, bisognerebbe permettersi di riconoscerla e darle il giusto spazio, trovando il suo canale di espressione senza rischiare di perderne il controllo. La rabbia nasce da stati d’animo come la frustrazione, l’insoddisfazione o la delusione, se vissuta in maniera positiva, dandole il giusto ascolto può essere trasformata in ribellione e spingere a reagire.
Un ruolo di non poca importanza lo assume chi abbiamo vicino, il quale deve saper accogliere le nostre emozioni dandogli il giusto peso e favorendone lo sfogo in una forma adeguata.